Diego e il nome Stalletti: il cuore e la tradizione

Nella prima parte dell’intervista a Diego, abbiamo avuto modo di conoscere la sua storia all’interno dell’azienda, scoprendo che è molto soddisfatto della sua attività. Ora allarghiamo il discorso al rapporto con i genitori e con il fratello Andrea. Chissà che cosa ci racconterà…

Come definiresti il tuo rapporto, dal punto di vista affettivo e professionale, con i tuoi genitori? Che cosa ti hanno insegnato e quali esempi hai ricevuto?

Quando ero piccolo vedevo poco mio padre: ha dedicato la vita intera al lavoro e anche la domenica era in ufficio per preparare le fatture. Ho trascorso molto più tempo con la mamma, che era insegnante e doveva accudire anche gli anziani della famiglia, ma nel tempo libero aiutava il papà nella contabilità dell’azienda, diventandone in poco tempo un pilastro insostituibile. Anche lei era impegnata da questa attività e, per non lasciarmi solo, spesso mi portava nel suo ufficio per farmi fare i compiti: sotto il suo sguardo vigile studiavo e nello stesso tempo cominciavo a respirare l’ambiente del lavoro…

Sicuramente nei primi anni della mia vita è stata lei a starmi più vicino, ma, anche se era molto impegnato, il papà dedicava comunque tutto il poco tempo che aveva a disposizione per stare con Andrea e con me. Ricordo che la sera crollava dalla stanchezza, per cui era difficile che dopo il lavoro riuscisse a giocare con noi o a metterci a letto, tuttavia sia Andrea che io abbiamo un ottimo ricordo dei nostri primi anni in famiglia.

Dal punto di vista professionale, poi, è stato fondamentale per la nostra crescita: oltre a trasmetterci i segreti del mestiere, gli riconosco come uno dei suoi più grandi meriti anche il coraggio di passarci la gestione dell’azienda nel momento in cui doveva cessare la sua attività: non era così scontato che un uomo come lui, dopo aver dedicato tutta la propria vita al lavoro e alla sua azienda, riuscisse a fare questo grande passo indietro.

Gli riconosco inoltre il grande impegno che ha sempre profuso nell’insegnarci, più che il lavoro in sé, la passione per questo lavoro e le modalità con cui è importante rapportarsi con i clienti.

Anche perché, rispetto ai suoi tempi, il lavoro è totalmente cambiato, per cui la sua eredità professionale consiste più che altro nell’atteggiamento positivo che ci ha trasmesso nei confronti della nostra attività.

A proposito, come è avvenuto questo passaggio e da che cosa è stato caratterizzato?

Probabilmente il passaggio delle consegne è stato facilitato anche dai grandi cambiamenti avvenuti in quel periodo: i macchinari che usava lui ormai erano stati superati dall’introduzione dei computer e delle macchine a controllo numerico. Stavamo per entrare in un mondo nuovo, in cui avrebbe avuto difficoltà a inserirsi senza il nostro supporto, e questo ha senza dubbio favorito il passaggio alla nostra gestione.

Anche se ancora oggi passa a vedere i nostri lavori, guarda i progetti che elaboriamo con i computer e scuote la testa, come a dire: «Allora tutti i tetti che ho fatto io senza questi strumenti come fanno a stare in piedi?». E, in effetti, non ha tutti i torti, da un certo punto di vista…

Quando senti pronunciare il nome “Stalletti” che cosa provi? Quali sensazioni ti dà? 

Mi fa sempre un certo effetto quando mi presento e, appena pronuncio il nome Stalletti, le persone ci ricordano per la nostra storia e la nostra professionalità: in quei momenti mi viene in mente mio nonno. Il ricordo di quanto era rispettato da tutti in paese per il suo lavoro mi è rimasto impresso; era molto stimato, come se fosse un’istituzione, e la sua eredità è ancora viva: il nome Stalletti oggi è diventato quasi un brand.

Dopo aver passato in rassegna gli altri componenti della famiglia, siamo giunti al momento di parlare del rapporto con tuo fratello. Che ci racconti di lui? Come vi incastrate caratterialmente e professionalmente e quanto tutto questo può essere una chiave del vostro successo?

Per parlare del mio rapporto con Andrea è importante partire dall’inizio: un fratello più grande di 6 anni, quindi con una differenza di età che non ci portava a giocare sempre insieme.

Fin quando è stato con noi, però, mi è stato sempre vicino e mi ha aiutato soprattutto in un momento molto difficile della mia vita, quando all’età di 15 anni ho perso mio cugino, vittima di un incidente stradale: con la sua vicinanza e il suo affetto è riuscito a farmi risalire da quella profonda tristezza e di questo lo ringrazierò sempre.

Quando poi si è trasferito a Milano per frequentare l’università, il rapporto personale si è allentato, fino a quando è finalmente tornato in azienda.

Siamo molto legati: anche se professionalmente ci capita di scontrarci per le vedute diverse che ci caratterizzano, ci incastriamo bene dal punto di vista caratteriale, il tutto a beneficio del progresso dell’azienda. Anche se abbiamo caratteri e competenze diverse, riusciamo sempre a creare un buon equilibrio: quando c’è un problema, ci confrontiamo e troviamo una soluzione. E poi non stiamo mai a contare chi tra noi fa di più: l’importante è lavorare bene insieme.

Grazie Diego, ora sappiamo molto di più di te e della vostra azienda. Ci manca solo di capire come interpreti il futuro della tua attività: te lo chiederemo nel prossimo articolo del blog